SEMINARIO “VITA DI BRANCO: struttura sociale e comunicazione” di Michele Minunno
Il 25-26 febbraio 2012 ho partecipato ad un interessantissimo seminario tenuto da Michele Minunno, che trattava appunto della struttura sociale all’interno dei branchi di cani. Michele in questi anni ha studiato i gruppi di cani semiselvatici e randagi che vivono nella sua regione (Puglia) e ha avuto così modo di osservare le dinamiche sociali che avvengono all’interno dei loro branchi.
Qui di seguito cercherò di riassumere i punti salienti delle due giornate, anche se cercare di tralasciare qualcosa sarà difficile, visto che il suo lavoro è entusiasmante, innovativo e veramente unico.
La dominanza esiste! Ma non dobbiamo dargli un significato negativo. Più precisamente dobbiamo fare una distinzione tra “agonistic dominance” (un cane che dà pressione a un altro cane e questo si sottomette, quindi un soggetto che cerca la sottomissione dell’altro) e “formal dominance” (tipica di un leader naturale, il cane non richiede la sottomissione degli altri, perché questi hanno rispetto per il leader e si sottomettono di loro volontà). Un leader naturale ha una personalità specifica ed è capace di dare informazioni e fare le scelte giuste, quindi influenza il comportamento degli altri. Un cane che deve dimostrare qualcosa o è un leader inesperto e non viene riconosciuto come tale oppure non è portato a fare il leader. Dobbiamo ben capire che la dominanza indica una RELAZIONE. Quindi non ha alcun senso parlare di dominanza e sottomissione in cani che non appartengono allo stesso gruppo, perché non c’è alcuna relazione tra di loro.
La struttura sociale del branco dipende dall’ambiente in cui vive, questo significa che la struttura del gruppo è influenzata da tutto ciò che c’è intorno. Gli spostamenti li decide il leader. Michele ha osservato che i branchi seguono sempre gli stessi sentieri (hanno delle vere e proprie “piste”) e poi hanno dei luoghi (“resting sites”) dove si fermano a riposare, a mangiare gli ossi, a giocare…
La struttura di un branco non è fissa, è estremamente variabile e ogni individuo ha una sua personalità; ci sono cani più calmi, sicuri, che sono più portati a fare il leader, mentre altri più reattivi, meno sicuri, che sono quelli che tendono a mostrare aggressività e meno portati a fare il leader. Ogni individuo, dal punto di vista caratteriale, è legato alle esperienze che ha vissuto, oltre che alla propria personalità.
All’interno del branco ci sono diversi ruoli: c’è il leader (“formal dominance”), gli esecutori (sono il “braccio destro” del leader e hanno il suo appoggio), le tate (sono le giovani femmine che si prendono cura dei cuccioli quando il resto del branco è via e badano alla loro educazione, insegnando l’equilibrio nel gioco ad esempio, in modo che diventino equilibrati nelle relazioni), le sentinelle (entrano in allarme se c’è un pericolo o un’invasione del loro territorio) e i cani che allentano le tensioni che si creano all’interno del gruppo (sono cani molto bravi a cambiare strategia).
Il gruppo si rafforza con le attività di gruppo, che possono essere il gioco (può essere di vari tipi, come quello di lotta, di predazione, di status, con oggetti; rafforza il legame tra i membri del gruppo), la formazione e l’allenamento (non vanno confusi con il gioco di lotta e di predazione, sono delle attività che servono per chiarire i ruoli e i compiti dei vari membri all’interno del gruppo, aumenta l’affinità tra i cani, serve a preparare i soggetti a risolvere i problemi sociali che si possono presentare e a migliorare la comunicazione all’interno del gruppo), la caccia, il riposo (non è necessario fare qualcosa, anche condividere insieme un momento di riposo rafforza i legami sociali), le marcature (ci sono vari tipi di marcature: singole, di gruppo, attraverso l’urina e le feci, raspare con gli arti sul suolo, poi c’è la marcatura su altri individui attraverso il contatto che ha uno scopo sociale, di relazione; si viene a creare un vero e proprio odore di gruppo all’interno dello stesso branco), il grooming (termine che sta ad indicare la pulizia e l’igiene personale, quando un soggetto lo fa ad un altro ha una forte valenza sociale e serve per rafforzare la struttura sociale di un gruppo) e l’alimentazione (il cibo viene usato per stabilire delle regole sociali, i cani possono usare il cibo per dare lo stato sociale; il cane deve avere autocontrolli sul cibo, è proprio un caso di educazione, di comunicazione).
Di cosa ha bisogno un cane? 1) di una stimolazione ambientale costante e 2) di una buona relazione con il proprietario (creare un vero e proprio gruppo sociale). Dobbiamo tenere in considerazione cosa è importante per il cane ed è fondamentale valutare queste due variabili per il recupero dei cani problematici. Nella vita libera si è visto che se i cani hanno una buona comunicazione e relazione tra di loro, cioè fanno parte di un gruppo sociale con una struttura chiara e hanno una stimolazione ambientale costante, hanno un livello di stress basso. Dobbiamo ricordarci che per i cani il pasto è importante perché ha un’importanza sociale e che dopo una situazione faticosa o stressante c’è bisogno sempre di un recupero. Michele infatti dice che dopo una sessione di lavoro è importante un momento sociale: lui con i suoi cani, ad esempio, sta sdraiato in mezzo ad un prato, lui mangiando un panino e loro un osso e poi si addormentano, simula cioè quello che fanno i semiselvatici nei resting sites, in questo modo si rafforzano moltissimo i legami sociali. Poi si può anche simulare la caccia, ad esempio chiamare il nostro cane ad esplorare una tana, perché comunque la caccia è comunicazione tra i due individui che partecipano ad essa.
Un cane per aiutare un altro cane nelle classi di socializzazione deve avere determinate caratteristiche: deve prendersi carico della situazione quasi in maniera generosa, deve togliere pressione subito quando l’altro soggetto capisce (istantaneamente!), deve essere “pulito” nell’intervento, deve cambiare strategia a seconda del cane che ha di fronte e della situazione, deve essere gentile nell’approccio e deve avere una comunicazione sottile. Un cane sicuro non deve dimostrare niente a nessuno, quindi dopo aver raggiunto una risposta dall’altro cane non aumenta la pressione, ma la toglie in modo istantaneo. Un cane buon comunicatore dopo aver raggiunto il suo obiettivo e bloccato il comportamento errato dell’altro soggetto, va da questo per fargli capire che non ce l’ha con lui e che ora è tutto apposto. Un cane che comunica bene rispetta un altro cane che non vuole comunicare e non va da lui. Un cane può avere un livello alto di aggressività, ma l’aggressività di per sé non è un problema, perché se un cane è forte e sicuro non ha bisogno di dimostrarla. Nel momento che però è stressato o in un determinato contesto questa può diventare un problema.
L’azione e il suo significato dipende dalla personalità del cane, dalle sue competenze, dall’emozione che prova e dal contesto in cui si trova.
E’ importante entrare nella comunicazione del cane, far parte della sua comunicazione, non basta capirla!
Tutto quello che vi ho scritto, durante il seminario, è supportato da immagini e video strepitosi, dove si vede una comunicazione sottile tra i diversi cani, una comunicazione ricca di significato. Non mi resta quindi che consigliarvi vivamente di partecipare ad un seminario di Michele Minunno, per entrare in un mondo unico!
Concludo ringrando le mie amiche Elisa Marzola e Valeria Ravinale (www.dogsoul.it) per la splendida organizzazione, Michele Minunno per il suo magnifico lavoro, la passione che mette in quello che fa e la sua esposizione estremamente chiara, ma un grazie speciale va a tutti i branchi che ha seguito e che mi hanno permesso di conoscere questo splendido mondo, in particolare grazie a Penelope e Telemaco.